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Lingua Veneta: discorso alla Commissione UNESCO

poster_lingua_venetaIl veneto è una lingua, riconosciuta dalla Regione del Veneto nel 2007 con apposita Legge Regionale e, di recente, anche dall’intero Stato del Brasile (ove si parla il “Talian”,  o veneto-brasiliano).

Manca ancora però il riconoscimento della lingua veneta da parte dello Stato italiano, che già tutela e riconosce 12 lingue “minoritarie” sul suo territorio: l’albanese, il catalano, il germanico, il greco, lo sloveno, il croato, il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo.

Di seguito riproponiamo l’intervento di Davide Guiotto tenuto al Convegno internazionale promosso dalla Regione del Veneto e dalla Commissione Nazionale dell’UNESCO sul tema “Il veneto: tradizione, tutela, continuità”, che si è tenuto nel 2011.

Registriamo purtroppo che il riconoscimento ufficiale della lingua veneta da parte dello Stato italiano non è ancora arrivato.


Vorrei innanzitutto ringraziare gli organizzatori di questo importante convegno dedicato alla lingua veneta, in particolare l’UNESCO e la Regione del Veneto.
Anche l’Europa si era espressa in passato in merito alla lingua veneta: il commissario europeo per il multilinguismo Leonard Orban aveva espresso infatti vivo apprezzamento per le numerose ed importanti attività che la Regione Veneto stava promuovendo a sostegno della lingua veneta, rassicurando del suo sostegno per il futuro in tutte le azioni riguardanti il multilinguismo. Il commissario Orban aveva dichiarato inoltre, in quell’occasione, che riteneva personalmente il veneto una lingua ma che, per godere di forme di sostegno da parte delle istituzioni europee, tale lingua doveva essere prima ufficializzata e riconosciuta dallo Stato italiano.

Se il parlamento italiano ancora, ahimè, non si è espresso favorevolmente in tal senso, il veneto può comunque già fregiarsi di importanti riconscimenti istituzionali: ricordo ad esempio la (già citata) legge 8/2007, legge regionale che ha di fatto riconosciuto il veneto come vera e propria lingua a livello istituzionale. Ma il veneto è lingua riconosciuta anche in Brasile: attraverso la LEGGE 13.178 il Talian, o veneto brasiliano, è diventato infatti “(Léngua Talian) Patrimònio Stòrico e Cultural del stato del Rio Grande do Sul”, e successivemente analogo riconoscimento è arrivato anche dallo Stato di “Santa Catarina”. Ora è al vaglio dell’intero Stato del Brasile la proposta di riconoscere “El Talian” come “Léngua de Riferensa Nassional e Património Cultural e Imaterial del Brasile”.

L’UNESCO stesso ha di fatto riconosciuto il veneto come lingua nel 1999, a seguito di uno studio dell’Università di Helsinky, inserendola nell’ormai famoso “Libro rosso sulle lingue in pericolo di estinzione”.

Secondo un linguista non esiste differenza fra dialetto e lingua; semmai, come recita il famoso aforisma, “una lingua è un dialetto con un esercito ed una marina”. La differenza quindi si basa sul peso, sociale e politico, che le si vuole attribuire o al contrario negare.

Quanto si sta discutendo qui in questa prestigiosa sede dovrebbe dunque ruotare attorno il seguente interrogativo: “siamo pronti finalmente a dare valore – sul piano sociale, politico e culturale – anche alla lingua veneta, a fianco delle 12 lingue già riconosciute dallo Stato italiano”?
Siamo finalmente maturi per capire l’assurdità di continuare a trattare il veneto come “dialetto dell’italiano” e a riconoscerne invece, finalmente, l’importanza sociale che riveste nella nostra società?
Vogliamo dare il giusto valore ad una lingua dall’illustre tradizione storica, per secoli lingua franca, del commercio e della diplomazia in tutto il mondo di allora?

Siamo finalmente maturi ed obiettivi per capire, senza più tergiversare dietro magari a sterili polemiche, che quella differenza fra dialetto e lingua altro non è che una convenzione frutto di scelte precise di alcune persone?

Il veneto è una lingua, minoritaria in Italia ma maggioritaria nella nostra Regione. La nostra gente, per il 70% della popolazione, secondo dati Istat, pensa in veneto e parla in veneto, ma non ha il diritto di apprenderla e studiarla all’interno dei programmi scolastici, ne’ di vederla degnamente rappresentata nella societa e sui mass-media. E, si sa, trattare una lingua come un dialetto, quasi come fosse un italiano parlato male o una lingua di serie B, genera in chi la parla un senso di inferiorità se non addirittura di vero e proprio rifiuto. Pensiamo solamente a che effetti dannosi e incredibilmente deleteri ha portato un simile condizionamento psicologico fra i parlanti veneti dagli anni ’70 in avanti, con i genitori che addirittura sono arrivati a vergognarsi o a rifiutarsi di insegnare la loro lingua madre ai propri figli. Ebbene, se questo atteggiamento continuerà, se questo tipo di mentalità non cambierà, probabilmente questo potrebbe essere l’ultimo Convegno internazionale dedicato alla lingua veneta.
Una lingua destinata in pochi anni ad una inevitabile estinzione, anche grazie ad un’italianizzazione continua, se non verranno attuate le giuste forme di sostegno e di valorizzazione. Sostegno e valorizzazione che devono partire per prime dalle istituzioni e che vedano finalmente come prima, importante e fondamentale azione il riconoscimento pieno del veneto come vera e propria lingua.

L’invito e l’auspicio che oggi vorrei portare agli organizzatori e ai relatori di questo importante Convegno, è che al termine dei lavori si arrivi alla stesura di un documento unitario attraverso il quale invitare ufficialmente tutte le forze politiche in parlamento a farsi carico e a riconoscere quanto prima la lingua veneta. Un documento sottoscritto da persone di cultura, autorevoli esperti del settore, persone coscienti che esiste l’esigenza di una tutela linguistica anche per il veneto.
E’ un invito non solo mio, personale, ma di tutta la “Commissione Regionale per la lingua e la grafia veneta” di cui sono membro e del “Coordinamento associazioni venete” che rappresento.

Una volta riconosciuta la lingua veneta da parte dello stato italiano sarà possibile intervenire in maniera più continuativa e con un rinnovato slancio per tutte quelle attività finalizzate non solo a mantenere vivo il nostro patrimonio culturale e linguistico veneto – evitandone quindi l’estinzione – ma per dare linfa ed impulso a nuove iniziative fino ad ora insperabili.

Quella del riconoscimento presso il parlamento è un’esigenza e una richiesta forte che nasce dal territorio, trasversale alle ideologie o agli schieramenti.
Una richiesta attorno alla quale ci auguriamo di vedere, da qui in avanti, tutte le forze politiche che ci rappresentano, da destra a sinistra, unite e concordi.

In un’Europa sempre più attenta alle parlate locali e alle diversità culturali, il riconoscimento della lingua veneta sarà una vittoria di tutti.
Grazie.

Davide Guiotto


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