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Sfatiamo un po’ di luoghi comuni sulla lingua veneta

In questo intervento il dr. Michele Brunelli analizza e risponde a comuni osservazioni erronee che si sentono spesso pronunciare per delegittimare il veneto come lingua e per minimizzarne l’importanza.

Capire l’infondatezza di certi luoghi comuni, frutto spesso di una scarsa conoscenza dell’argomento e a volte di malafede, aiuta non soltanto ad avere una visione più obbiettiva del tema trattato,  ma a rapportarci con esso in maniera più positiva e costruttiva.

1) Ci sono tanti veneti diversi, non c’è il veneto. Per esempio i vicentini dicono te magni, i trevigiani te magna ; a Venezia e nelle città padovane e vicentine dicono ‘a scóea mentre a Verona, Belluno e nei piccoli paesi dicono la scóla…

Sbagliato: ci sono tante varianti venete che in realtà hanno in comune la gran parte delle caratteristiche. Queste caratteristiche comuni a tutte le varianti venete sono, invece, ben diverse da quelle dell’italiano. Per esempio si può dire te magni, te magna, ti magna… ma comunque resta il fatto che tutte le varianti venete hanno il soggetto obbligatorio alla 2nda persona singolare e alla 3rza sing/plur. : cosa che in italiano non succede.
Inoltre, molte differenze tra varianti sono solo apparenti. Spesso sono solo delle pronuncie diverse che si possono rappresentare con una grafia unica. Per esempio la scóla e ‘a scóea si possono scrivere nello stesso modo: la scóla con la L-tajà che si pronuncia in due modi diversi.

2) Però è anche vero che in vicentino-padovano-rovigotto e veneziano preferiscono dire el ga parlà, la ga parlà mentre a Verona, Belluno e in altri posti usano una forma unica l’à parlà ; i primi dicono el xe, la xe mentre i secondi dicono l’è…: visto che ci sono tanti veneti, e non uno solo?

Sbagliato: anche in inglese ci sono dei verbi con forme doppie: si può dire you have oppure you’ve ; he is/he has oppure he’s ecc… e nessuno si è mai sognato di dire che l’inglese non è una lingua unica… Ma lo spagnolo fa anche peggio: si può dire hablase, hablases, hablásemos… o anche hablara, hablaras, habláramos (=parlassi, [tu] parlassi, parlassimo…) cioè ha doppie forme per tutte le persone del condizionale di tutti i verbi regolari: ma nessuno ha mai detto che ci sono due lingue spagnole.

3) Ma, certe volte, le varie parlate venete hanno parole completamente diverse per indicare una stessa cosa. Per esempio alcuni dicono sórzxe mentre altri preferiscono rato e altri ancora morécia (o moréja) : queste non sono semplici differenze di pronuncia.

Vero: ma questo è un fenomeno che si può trovare anche in altre lingue: i famosi sinonimi. Col tempo, poi, alcuni diventeranno più frequenti di altri, o acquisteranno un significato più “elegante” come è capitato tempo fa in italiano. Ma spesso gli scrittori litigano per poche differenze mandando in estinzione tantissime caratteristiche linguìstiche comuni a tutto il veneto.

4) Anche se ci sono differenze, è facile unificare il veneto perché esiste già una “koinè”: quella che si parla nelle città.

Attenzione:
il veneto parlato nelle città è abbastanza unificato…ma è poco veneto e tanto italianizzato. In città tendono a dire chiùdeme la porta invece della forma corretta sàrame la porta. I giovani dicono i sta rivando invece della forma giusta i xe drio rivar ; si sente dire i ce dixe / ce vedémo invece che le forme giuste i ne dixe / se vedémo; e ancora el se xe conprà na màchina invece della forma corretta el se ga conprà na màchina… Se fate caso, invece, tra gli anziani (che conoscono meno l’italiano) e nei paesetti (dove l’italiano è meno parlato), si usa un veneto più genuino e meno corrotto.
Quindi spesso la koinè veneta delle città è un italiano “travestito” da veneto.

5) Ma è inevitabile che il veneto venga sempre più influenzato dall’italiano; che le forme italiane prendano il posto di quelle venete. E` un fenomeno che avviene anche con altre lingue, come per esempio tra italiano e inglese: in italiano si trovano sempre più parole inglesi (e francesi). Non si può pretendere di tornare indietro.

Sbagliato: pensateci. Lo scambio linguistico tra italiano e inglese è uno scambio naturale tra due lingue riconosciute ufficialmente, utilizzate in televisione per film e conferenze, insegnate obbligatoriamente nelle scuole (una in Italia, l’altra in G.Bretagna). Il veneto, invece, non ha questo supporto. Non ha una forma ufficiale, non viene utilizzato nei giornali, non viene insegnato obbligatoriamente a scuola, non ha neanche un canale televisivo ufficiale. Quindi lo scambio tra italiano e veneto non è uno scambio naturale tra due lingue paritarie, ma uno scambio sbilanciato a favore dell’italiano che gode di facilitazioni e del supporto ufficiale dello Stato, della televisione, della scuola. Ma tanti, pensando che questo fenomeno di decadenza sia inevitabile, rinunciano a diffondere il veneto e così contribuiscono ancora di più alla sua estinzione: trasformano una conseguenza in causa. Il famoso “gatto che si mangia la coda”.

6) In ogni caso, che importanza ha la diffusione del veneto? In fin dei conti l’italiano è una lingua più raffinata, più nobile mentre parlare veneto è meno prestigioso.

Sbagliato: la diversità linguistica, in teoria, potrebbe derivare da due cause. 1) da diversità di tipo “grammaticale”, ossìa il fatto di avere regole grammaticali diverse. 2) di tipo “lessicale”, ossìa il fatto di avere magari regole uguali, ma diverse parole per indicare una stessa cosa.
Bene, guardiamo: le differenze grammaticali non rendono una lingua più o meno nobile. Per esempio, l’ italiano non ha il soggetto obbligatorio (si dice canta) ma è lo stesso una lingua di un certo prestigio; l’ inglese e il francese, invece, hanno il soggetto obbligatorio (si deve dire he sings, il chante) proprio come il veneto (si dice el canta) ma nonostante questo non sono meno prestigiose delll’italiano.
Per quanto riguarda le differenze lessicali si può dire la stessa cosa: non producono differenze di prestigio. Per esempio tanti veneti dicono bicier perché credono che goto sia un termine troppo volgare: invece, una lingua europea ufficialmente riconosciuta (il catalano) usa proprio il vocabolo got per tradurre l’italiano “bicchiere”. Anche l’aggetivo inbriaga (inbriago), in veneto è una parola di uso normale mentre il corrispondente catalano embriaga (embriac) appartiene allo stile alto, fa parte di un modo di parlare molto ricercato. Quindi se parole praticamente identiche possono avere “eleganze” diverse in lingue diverse vuol dire che il lessico non è per forza collegato al prestigio. Ancora: tanti ragazzi si vergognano di dire verto, ma in francese si dice tranquillamente ouvert. Il verbo tastar (con il senso di”assaggiare”) ha un corrispondente inglese to taste… Un altro esempio è la parola culo che è apparentemente volgare. Ma in veneto si può anche dire el culo de la màchina, el culo de la botilia dove questo termine ha semplicemente il significato di parte posteriore. (non succede solo in veneto: in fin dei conti di dietro in italiano può aver due signifcati: uno normale ma anche uno più volgare: “dare un calcio nel di dietro” dove di dietro=culo…). E` l’italiano che spesso dà una sola traduzione volgare alle parole venete, mentre in veneto possono esserci due significati, uno volgare e l’altro no.

7) Però l’italiano ha molti termini per indicare oggetti e stili di vita moderni; al veneto mancano. E in generale l’italiano è ricco di parole, il veneto no.

Solo questione di tempo, voglia e onestà: pensate davvero che al tempo dei Romani o di Dante i dizionari contenessero la parola automobile ? E` stata creata quando ce n’è stato bisogno. In vèneto si può fare lo stesso ma spesso, invece, la gente preferisce utilizzare vocaboli italiani perché pensa che siano più eleganti e dopo si lamenta che il veneto non ha parole e che deve prenderle in prestito dall’italiano: gatto che si mangia la coda! Anche perché come si vede al punto (5), molte volte, le varianti venete danno la possibilità di scegliere tra diversi sinonimi per lo stesso oggetto: altro che vocabolario povero! Solo che le differenze dell’italiano vengono considerate ricchezze, quelle del veneto vengono considerate un segno di poca unità: due pesi due misure!

8) Parlare veneto è segno di campanilismo e di chiusura: bisogna aprirsi al mondo.

Proprio per questo: i nostri bisnonni dicevano in veneto butiro / butiéro (=burro). Questo termine è collegato al greco boutyros e che si ritrova in termini moderni come acido butirrico / butyric acid. Addirittura una lingua globale come l’inglese moderno dice tutt’ora butter. I nostri genitori invece ci hanno insegnato che è meglio burro (più simile all’italiano). Avevamo un termine moderno e internazionale e ci hanno insegnato a preferire l’italiano. Cos’è più aperto e internazionale? Il termine veneto (collegato al greco antico, ai moderni neologismi e all’inglese globale) o l’italiano ?


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