Storia

Dal ‘300 al ‘600

Alla fine del Trecento l’Istria e la Dalmazia divennero possedimenti stabili. Nel frattempo si aprì una serie di guerre in terraferma che videro la Serenissima prevalere sulle signorie locali, sbaragliando i Carraresi di Padova, gli Scaligeri di Verona, il Patriarca filo-imperiale di Aquileia e persino i potenti Visconti di Milano. Il valore sul campo non fu mai disgiunto da una scrupolosa azione diplomatica e da una calcolata e prudente conduzione politica da parte di organi di governo che al mondo di allora, apparivano il frutto di una perfetta ingegneria istituzionale.

Nel Quattrocento Venezia ha ormai formato il suo Stato, che comprende uno Stato di Terra e uno Stato da Mar estendendo i confini ad est ed ad ovest entro i limiti dell’antica Decima Regio. Lo Stato di Terra andava dall’Adda a ovest all’Istria ad est; Stato da Mar arrivava invece ad occupare tutta la costa dalmata più qualche isola della Grecia. Questo è forse il periodo più splendido e florido per la Serenissima: immense ricchezze si accumulano a Venezia, e ne beneficia tutto lo Stato perché ogni città può esportare in tutto il Mediterraneo e l’Europa del Nord i suoi lavorati e semilavorati.
Il governo veneto è amatissimo da tutti i suoi concittadini e si forma ormai un sentimento nazionale veneto (ma dovremmo dire si riforma) il cui simbolo è il Leone marciano, adottato già nel trecento sulle bandiere.

All’inizio del Cinquecento la Repubblica rischiò di sparire, stretta com’era da potenze ostili nella penisola italiana (che temevano la sua espansione continua) e in Europa. Intere nazioni coordinate dal Papato si allearono contro Venezia, formando la lega di Cambray: fu la prova più terribile per la Serenissima, ma i governati veneti ebbero modo di capire di aver fondato un vero Stato, coeso e unito alla capitale, nonostante le grandi autonomie garantite. Tutto il popolo della terraferma partecipò alla lotta contro l’invasore.
Il Macchiavelli, che si trovava a Vicenza come osservatore, tra l’esercito di Massimiliano d’Asburgo che massacrava “i resistenti” che si opponevano con roncole e forconi ai suoi soldati, vedendo contadini e popolani preferire la morte piuttosto che rinnegare San Marco (mi son marchesco e marchesco vojo morir: gridò orgoglioso un povero villano prima di salire sulla forca) scrisse che Venezia poteva vivere tranquilla e sicura, avendo simili sudditi fedeli. La crisi poi si risolse, sia grazie ai mutamenti di schieramento tra gli avversari, sia grazie al lavoro diplomatico della Repubblica. I territori invasi, praticamente l’intero Stato veneto da Terra, furono liberati.

Con il Seicento però l’attività mercantile cominciò a segnare il passo, per l’invadenza dei turchi che ostacolavano i traffici con l’Oriente e per l’apertura di nuove rotte per le Americhe. Pur minore rispetto ai secoli d’oro, l’attività marittima si mantenne comunque lucrosa e la flotta militare anche nel ‘700 restò tra le più potenti d’Europa. Il patriziato veneziano dimostrò un’incredibile versatilità come imprenditore in terraferma: fu incrementato lo sviluppo agricolo in campagna e il manifatturiero nella Pedemontana.
Iniziò così l’epoca delle Ville Venete.
Il Veneto divenne una delle aree più produttive d’Europa.


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Istria e Dalmazia


La dedizione spontanea alla “Serenissima” della maggior parte dell’Istria occidentale e meridionale iniziò nel XII secolo e poteva dirsi praticamente conclusa attorno alla metà del Trecento. L’entroterra istriano centro-settentrionale fu feudo del Patriarca di Aquileia e del Conte di Gorizia (il quale era contemporaneamente vassallo del Patriarca di Aquileia e del sovrano del Sacro Romano Impero) fino al 1445.

Successivamente anche i territori del Patriarca di Aquileia (parte settentrionale dell’Istria interna) entrarono a far parte dello Stato Veneto.

La massima estensione della sovranità veneziana sulla penisola istriana fu raggiunta in seguito all’esito del lodo arbitrale di Trento del 1535, quando Venezia ottenne anche una parte del territorio della villa di Zamasco nei pressi di Montona. Da quel momento, Venezia conservò la sovranità su buona parte dell’Istria fino alla dissoluzione del suo Stato per opera di Napoleone nel 1797.


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