Il bene comune – ai tempi della Serenissima

IL BENE COMUNE

Ai tempi in cui il veneziano era l’inglese del Mediterraneo

 

Il Popolo Veneziano aveva dimostrato all’Europa, e non solo, che la sua forma di Repubblica fin che non arrivò l’Attila còrso era stata quella più duratura, stabile e vincente che la storia presente e passata ricordi. Gli unici che andarono a vivere a Venezia per qualche mese, per studiare e capire dall’interno come veniva governata la città, furono i delegati alla stesura della costituzione del nascente Stato americano del Nord (USA), quando architetti, carpentieri, mastri costruttori, musicisti, pittori, tutti di origine veneta, avevano già esportato il “gusto del vivere e del sapere veneziano” alla corte degli Zar.

Come in tutte le cose c’è il rovescio della medaglia.

Senz’altro i puristi grideranno allo scandalo. Secondo me, la Serenissima, nella sua forma d’interpretare la laicità di Stato applicò il principio cristiano della comprensione, del vivere e lascia vivere purché ognuno rispetti l’altro, senza imposizioni, senza condanne o persecuzioni.
Nei tribunali veneziani, nelle stanze riservate ai giudici quando si ritiravano per decidere le sorti di un ricco come di un povero, campeggiava in bella vista un’enorme scritta “Non Fare Agli Altri Quello Che Non Vorresti Fosse Fatto A Te” e questo la diceva tutta sul come doveva essere gestita la giustizia.

Nei suoi mille anni di vita, la Serenissima mise al centro di tutto, come fonte di benessere per ogni singolo, il Bene Comune. Oggi nel terzo millennio è un po’ difficile comprendere il significato reale che veniva dato dalla classe dirigente nei primi 200/300 anni della sua storia o che veniva recepito dal popolo. Le motivazioni potevano essere: l’aspirazione a condizioni di vita migliori, l’origine di genti pacifiche e per niente bellicose ma che sapevano combattere per ideali un po’ unici per quei tempi come andare in guerra per se stessi e non per il feudatario dominante con potere di vita e di morte sui sudditi.
Nella marca trevigiana circola ancora il motto (sulla filosofia di vita) molto significativo, “mi no vago a conbatter”, nato al tempo delle signorie, in contrapposizione di quello veneziano dalla realistica concretezza nel considerare il nemico vinto “omo morto no fa guere”.

Qual’era il Bene Comune? quale collante fu usato per tenere uniti i venexiani de tera e de mar per ben 10 secoli.
Non è riduttivo affermare che la carta vincente fu il rispettare lingua, tradizioni, costumi ed usanze sia dei vinti in battaglia sia di chiedeva l’annessione pacifica.
La Serenissima nella sua politica espansionistica riuscì ad integrare i princìpi della comprensione e del rispetto reciproco. Questo è quello che i veneziani chiedevano ai foresti quando chiedevano di aprire un fondaco, un nuovo sbocco mercantile, un’alleanza sia in laguna che nelle loro terre. In cambio pretendevano il rispetto delle tradizioni e dei costumi veneziani.

Alla luce del risultato del referendum sull’autonomia del 2017, ora secondo me va riscoperto il Bene Comune, adattandolo alla nostra epoca, nonostante le contraddizioni derivanti dalla globalizzazione dei mercati e dei consumi, dalle migrazioni africane di massa verso l’Europa, dalla dittatura dei burocrati dell’UE e dai colori politici che sono al Governo o che andranno a governare.

Questa Repubblica Serenissima garantì ai suoi Cittadini e ai Popoli che la scelsero come Dominante per essere governati, i più lunghi periodi di pace e prosperità, giungendo a fissarsi nella memoria/gratitudine storica anche di coloro che erano stati sottomessi con la forza.
Cosa che non riuscì a nessun altro paese negli ultimi 2000 anni.
Il primo impegno di chi voglia aiutare il Popolo veneto, nel suo riscatto, deve invitare tutti (sia chi ha votato contro o ha scelto il SI, sia chi si è astenuto o ha remato contro per ignoranza e per interessi privati) a riflettere sull’insegnamento dell’Antica Venezia, per resettare due secoli di menzogne.

In realtà cosa successe nel 1797?
La città diventa preda di Napoleone e poi di altri invasori perché ormai il Popolo veneziano non era più in grado di vivere secondo quei dettami morali e religiosi che erano stati richiesti da quella Repubblica che aveva reso Venezia, la “ Serenissima”.
Le sue strutture amministrative e religiose erano talmente radicate nelle persone, dal Bergamasco al Friuli passando per il Bellunese, che si conservarono quasi intatte nonostante le occupazioni straniere che si succederanno per quasi due secoli
Il regno piemontese, peggiore della dominazione austriaca, portò fame, pellagra e milioni di emigranti, non solo nel Veneto-Friuli e in tutto il sud della penisola italica.

Di Millo Bozzolan

Fonte: dalvenetoalmondoblog.blogspot.it


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